L’homo sapiens regredisce


Riccardo Romano




Il fatto più eclatante della risposta collettiva alla pandemia che stiamo soffrendo è aver cancellato la Persona. Dagli esperti vari, dagli scienziati, dai politici, da tutti i commentatori è stata cancellata la Persona nella sua completezza. Le persone sono diventate numeri, ripetuti per una sorta di maniacalità ossessiva, in cui prevale la diffusione dell’angoscia di morte. Ripetutamente, decine di volte in un giorno, sono elencati i contagiati, il numero di coloro che sono in terapia intensiva, i morti, e perché non aggiungere alla fine i nati in quel giorno? Attenzione che diminuirebbe l’ineluttabilità dell’estinzione della specie. Oppure le persone sono considerate dei pezzi di carne che possono essere infettati, ma la persona è più complessa: ha una mente, una psicologia, non quella citata di sfuggita o quella della banale rassicurazione, ma la psiche che sta nella stessa carne infettabile, la quale quindi ha anche altre emozioni oltre la paura, ha bisogni, desideri, affetti. Psiche che attraverso la sua psicologia dinamica è capace di avere difese che dovrebbero essere in sintonia con le difese immunitarie del corpo e che invece, non essendo riconosciuta la psiche stessa, cioè la parte che completa il corpo, condizionano negativamente le difese immunitarie. Ci sarebbero vari esempi da fare, relativamente al trattamento del virus, per evidenziare il possibile condizionamento sul corpo prodotto dai cosiddetti stati d’animo o patologie nevrotiche. Se non viene riconosciuta la presenza della psiche non si comprenderanno dei fenomeni dovuti a patologie quali: isteria, ipocondria, mitomania. Patologie che se non riconosciute come psichiche, riempiranno gli ospedali e le terapie intensive di falsi malati di virus. Un esempio è quello del trattamento dei tamponi per diagnosticare la presenza del virus in una persona. Il tampone non risponde sì o no alla domanda se c’è l’infezione, ma risponde con delle percentuali di possibile presenza del virus. Percentuali che possono variare nel tempo anche relativamente breve, inspiegabilmente per la biochimica, ma non per la psicoanalisi o psicologia clinica. Infatti la persona soggetta al tampone può essere affetta da una nevrosi di tipo isterico che determinerebbe la risposta fisica al tampone in base alla presenza, variabile nel tempo, dell’incidenza dell’acuirsi della nevrosi dovuta a svariati fattori psichici e non fisici. Altro esempio è la differenza della presenza del virus in persone vicine, ma anche in gruppi vicini, in paesi vicini, in città vicine, non spiegabile con differenze immunitarie, ma con differenze di difese mentali o bisogni e desideri di gruppo, ognuno con le proprie dinamiche. C’è in questo senso una colpevole ignoranza o disattenzione alla dinamica nei gruppi piccoli o grandi.

È possibile che nessuno tra gli esperti, gli scienziati, i giornalisti, i politici, gli psicologi, gli intellettuali, gli artisti, si sia accorto di questa esclusione: mancanza del riconoscimento della persona umana nella sua completezza? Nessuno che abbia denunciato la totale assenza di pensiero e l’eccessiva attenzione al fare e al comportamento idiota perché appunto privo di pensiero? La paura domina rafforzata dalla mono-maniacalità dell’attenzione sul virus e se non si sa cosa fare, non si cerca di capire, ma si fa lo stesso qualcosa di ovvio e di banale, qualcosa che si è sempre adottato nei secoli e nei millenni quando c’era un’epidemia: l’isolamento e la ghettizzazione. Non si spiega perché per determinare specificatamente le chiusure non si faccia una statistica in occasione dell’applicazione dei tamponi della percentuale dei luoghi e dei modi di maggior contagio. Si è anche accennato superficialmente al fenomeno di immunità di gregge, la quale non può essere usata come strumento di difesa dal virus in nessuna democrazia perché è un fenomeno naturale che si realizza quando tutti i componenti di un gregge-popolo si sono infettati e quindi il virus perde energia fino alla scomparsa. Se si riflettesse si capirebbe che il virus non si può sconfiggere eliminando i contagi perché è un metodo impossibile e perché si sconfigge quando tutti saranno infettati come in effetti fa in modo salutare il vaccino.

In attesa del vaccino viene esercitata sulla popolazione una infantilizzazione da parte di tutti coloro che esercitano il potere con accuse di non aver obbedito ai vari decreti e quindi colpevole e quindi meritevole di punizioni restrittive della libertà, ma cosa più grave, indebolendo l’identità di gruppo.

Tutto questo ha prodotto una società regredita da homo sapiens a homo faber.

Per chiarire questa affermazione è utile fare riferimento alla dinamica di gruppo. Nel nostro caso il gruppo sociale che funziona con le stesse regole dei piccoli gruppi, cioè cercando di organizzare gli eventi che accadono all’interno, come ad esempio una epidemia, secondo l’esigenza di sopravvivenza del gruppo stesso. La teoria degli Assunti di Base di Wilfred Bion illustra una forma di organizzazione spontanea dei gruppi. Attraverso la Psicoanalisi di Gruppo ho studiato un ulteriore Assunto di Base che ho chiamato di Simulazione (R. Romano Psicoanalisi di Gruppo, ed. Reverie, pag.143). In un gruppo pieno di angoscia, in cui si evidenziano, instabilità, confusione, paura, sospetto, come è in questo momento il nostro gruppo sociale, ci si può mettere collettivamente nella posizione di smettere di pensare e di affidarsi alla scienza, e ci si affida alle credenze che diventano miti. La scienza diventa mito a forza di ripetere delle teorie che si spacciano per certezze e il mito a sua volta diventa scienza, simulando una certezza sulla quale non è necessario pensare, ma basta obbedire, credere e fare.



Pubblicato su «La Sicilia» il 25 novembre 2020 con il titolo Il virus nella psiche. L'homo sapiens regredisce